domenica 30 settembre 2012

La polvere in eccesso nelle camere degli studenti.

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La polvere dura, se non usi swiffer che la cattura.
Un argomento forte. Di grande attualità. Che attanaglia i giovani, e non solo, peggio della disoccupazione. La polvere in eccesso. Sappiamo tutti, quanto sia difficile per uno studente trovare tempo, tempo per mangiare, tempo per dormire, tempo per asciugarsi il naso (è una battuta squallidogeniale), tempo per studiare eventualmente.

Il tempo per pulire però, è sempre più difficile da trovare. In merito abbiamo due correnti di pensiero studentesche:

La scuola dello studente curato: Questa corrente di pensiero, originaria del filosofo Mastro Lindo, sostiene che una stanza ordinata e pulita sia un habitat ottimo per lo studio. L'ordine porta lo studente a reperire con facilità testi, appunti, slide, lamette per tagliarsi le vene. Inoltre la pulizia è sintomo di disciplina e volontà, probabilmente utilizzabile anche con lo studio. Indi per cui questa corrente di pensiero sostiene che la pulizia è requisito necessario e sufficiente affinché uno studente ottenga buoni voti.




La scuola dello studente barbone sporcaccione pigrone: E' attualmente la scuola di pensiero più diffusa e apprezzata dalla dottrina. Recita l'art 3029 della costituzione dello studente: "Ad uno studente universitario, non può essere richiesto sforzo alcuno per la pulizia della sua stanza", è quindi nei nostri diritti essere un po' svogliati. Del resto quali sono i giorni in cui è possibile pulire? Il sabato e la domenica, il sabato però è dedicato al cazzeggio, a facebook, ai caffè fuori e alla vodka. La domenica invece, come giorno seguente al sabato e come anti Lunedì è un giorno triste, in cui fare le pulizie vuol dire cadere in un baratro di depressione senza fine, che neanche gli uccellini di Cenerentola potrebbero risollevare.


Appare Zubat selvatico mentre cerchi di studiare.
A ogni studente è data libertà comunque di scegliere la corrente di pensiero che più reputa adeguata alla sua situazione. E' palese che in un periodo d'esami, soprattutto gli studenti fuori sede, sono impossibilitati dal far propria la prima corrente e arrendersi alla seconda.
Conclusione, possiamo decidere di pulire la stanza quando vogliamo, una volta a settimana, una volta al mese, una volta all'anno. Ma non possiamo lamentarci se poi ci troviamo degli Zubat selvatici o animali del sottobosco simili a quelli del cartone "Le avventure del bosco piccolo". -->

sabato 29 settembre 2012

La triste storia degli studenti fuori sede parte 1

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Ogni anno, dall'alba dei tempi, da quando un uomo sapiens sapiens inventò l'università, esistono i fuori sede. I fuori sede, per chi non lo sapesse, sono una razza particolare di studenti. Detti anche "Studentum nomadem" per i numerosi spostamenti a cui si deve sottoporre, lo studente fuori sede vive nel sacrificio più totale.

Si nutre principalmente di panini durante le lezioni, mangia di nascosto o con disinvoltura quando è a contatto con un altro gruppo di mammiferi fuori sede. Quando torna a casa ha davanti ha sé una situazione simile: deve pulire, lavare, stirare, studiare, mettere in ordine e quando ve ne fosse l'opportunità anche cucinare per poi mangiare. La scarsità di tempo e la sensata voglia di vivere un minimo di vita sociale spingono lo studente fuori sede a dedicarsi ai cosiddetti cibi spazzatura e/o cibi in scatola. 

Ricordiamo tra gli importantissimi il tonno, migliore e fedele amico del fuori sede, sempre lì ad aspettare nella sua scatoletta di latta, unto come non mai e decisamente ricco di proteine al punto da far gola persino a Bear Grylls. Del resto se si sceglie con accuratezza il tonno, esso potrà essere tagliato con un semplice e reperibilissimo (parola che non esiste) grissino.
Come se tutto questo non bastasse, a ostacolare il cammino dello studente fuori sede, c'è il lato economico. I soldi per un fuori sede medio, (così si escludono i figli dei vari Briatore) sono un'illusione ottica. Il suo portafoglio neanche esiste. Egli vive nella speranza di poter avere un reddito leggermente più alto di quello di un minatore di fine 1800.


Adesso che sapete queste prime sommarie verità, potete capire bene la tragicità della situazione. NON ABBANDONATE UN FUORI SEDE. Lui non abbandonerebbe, e doveste vederne uno, per caso, accasciato a terra per strada, con una bottiglia di pessimo vino al fianco, sappiatelo, è perché cerca di dimenticare il sapore del tonno.












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