sabato 29 settembre 2012

La triste storia degli studenti fuori sede parte 1

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Ogni anno, dall'alba dei tempi, da quando un uomo sapiens sapiens inventò l'università, esistono i fuori sede. I fuori sede, per chi non lo sapesse, sono una razza particolare di studenti. Detti anche "Studentum nomadem" per i numerosi spostamenti a cui si deve sottoporre, lo studente fuori sede vive nel sacrificio più totale.

Si nutre principalmente di panini durante le lezioni, mangia di nascosto o con disinvoltura quando è a contatto con un altro gruppo di mammiferi fuori sede. Quando torna a casa ha davanti ha sé una situazione simile: deve pulire, lavare, stirare, studiare, mettere in ordine e quando ve ne fosse l'opportunità anche cucinare per poi mangiare. La scarsità di tempo e la sensata voglia di vivere un minimo di vita sociale spingono lo studente fuori sede a dedicarsi ai cosiddetti cibi spazzatura e/o cibi in scatola. 

Ricordiamo tra gli importantissimi il tonno, migliore e fedele amico del fuori sede, sempre lì ad aspettare nella sua scatoletta di latta, unto come non mai e decisamente ricco di proteine al punto da far gola persino a Bear Grylls. Del resto se si sceglie con accuratezza il tonno, esso potrà essere tagliato con un semplice e reperibilissimo (parola che non esiste) grissino.
Come se tutto questo non bastasse, a ostacolare il cammino dello studente fuori sede, c'è il lato economico. I soldi per un fuori sede medio, (così si escludono i figli dei vari Briatore) sono un'illusione ottica. Il suo portafoglio neanche esiste. Egli vive nella speranza di poter avere un reddito leggermente più alto di quello di un minatore di fine 1800.


Adesso che sapete queste prime sommarie verità, potete capire bene la tragicità della situazione. NON ABBANDONATE UN FUORI SEDE. Lui non abbandonerebbe, e doveste vederne uno, per caso, accasciato a terra per strada, con una bottiglia di pessimo vino al fianco, sappiatelo, è perché cerca di dimenticare il sapore del tonno.












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