Si rischia l'effetto domino che potrebbe travolgere le università italiane dopo la sentenza emessa dal Tar della Lombardia, favorevole a ventuno studenti dell'università di Pavia che hanno contestato l'aumento a loro dire spregiudicato delle tasse per l'anno accademico 2009-2010. In seguito ai tagli del governo Gelmini, quasi tutti gli atenei si sono 'adeguati' aumentando gli importi delle tasse per raccogliere più fondi, ma come spiega Michele Orezzi, coordinatore nazionale dell'Unione degli studenti «la legge prevede infatti, che la somma dei contributi di ogni singolo studente non superi il 20% dei fondi ministeriali stanziati per quell'ateneo. Il problema è che, con i tagli targati Gelmini-Tremonti, quasi tutte le università per fare cassa hanno aumentato le tasse, andando a sfondare il tetto del 20% ed essendo di fatto, fuorilegge».
Per questo motivo all'università di Pavia spetta restituire una media di 77 euro a studente per un totale di 1.7 milioni di euro. E' stata secca la risposta dell'ateneo pavese: «Ci appelleremo in secondo grado al Consiglio di Stato, lo sfondamento di poco più dell'1,3% del rapporto massimo tra contribuzione e fondo di finanziamento ordinario che lo Stato versa all'Università è principalmente dovuto alla riduzione da parte del governo di quest'ultimo, diminuito nel 2010 del 3,22% creando grosse difficoltà di bilancio».
Secondo le associazioni universitarie due atenei su tre hanno fatto richiesta irregolare della tassazione agli studenti, quindi si attende una valanga di ricorsi in tutta Itali. L'Adi, associazione dottorandi e dottori di ricerca, per il prossimo collegio ha invitato il neo ministro all'Istruzione Profumo per discutere e proporre una modifica all'attuale normativa in materia di tassazione universitaria.
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